Percorso guidato

I Piani Regolatori del Comune di Verona

Autore

Michele De Mori

I primi piani regolatori

Verona ha vissuto per secoli racchiusa dentro le sue possenti mura e limitata dai severi vincoli militari imposti ancora nel sec. XVI. Solo con l’abolizione di questi divieti – un lungo percorso avviato nel 1877, con Regio Decreto 2 settembre n. 4076 e terminato nel 1914, con R.D. 20 settembre n. 1088 – la città poté, finalmente, espandersi oltre le sue difese.

Per gestire questo nuovo sviluppo extra moenia, motivato anche dall’esigenza abitativa, si rese necessario l’utilizzo di strumenti pianificatori adeguati, quali i piani regolatori. Nel 1909 venne presentato un primo progetto di Piano Regolatore per l’ampliamento della Città di Verona nei sobborghi di S. Pancrazio, di Tomba, di Tombetta e di S. Lucia in risposta alla “tendenza a fabbricare fuori dalla cinta urbana” che si stava manifestando “imperiosa” e, spesso, senza controllo come era già avvenuto per il quartiere Venezia.

Il Consiglio Comunale, nelle sedute del 6 e del 20 Dicembre 1909 approvò questi primi piani di ampliamento, ai quali fece seguito, nelle sedute del 3 e del 29 Marzo 1910 l’approvazione di quelli per Borgo Trento e Valdonega per una estensione complessiva di circa 400 ettari.

Redatti questi piani parziali fu però evidente la necessità di prevedere ad una più ampia visione d’insieme, portando così, nel 1911, alla formulazione di un unico Piano Regolatore di Ampliamento della città di Verona. Da evidenziare come il piano proposto ipotizzasse la completa demolizione delle mura a destra Adige e di utilizzare il materiale edilizio ricavato per finanziare le opere del piano stesso. Fortunatamente questo non avvenne.

Come da norma, il piano venne trasmesso al competente Ministero per la sua approvazione trovando però diverse richieste di delucidazioni nonché la richiesta di ridurne l’ambito territoriale di riferimento che, in alcune zone, andava anche ad occupare il vicino comune di San Massimo. A seguito di queste richieste, venne quindi predisposto, nel 1914, un nuovo progetto di Piano generale unico regolatore di ampliamento della città nei sobborghi.

L’avvento della Prima Guerra Mondiale, e l'importante ruolo di Verona quale città di retrovia, bloccarono lo sviluppo di quest’ultimo piano.

La "Grande Verona"

Superata la guerra e a seguito della ripresa dello sviluppo edilizio, il Comune, nell’ottobre del 1924, approvò il Regolamento edilizio per la città di Verona, includendovi anche i piani di ampliamento dei sobborghi, ripresi dal precedente Piano Regolatore del 1914. Pianificazioni che però tornavano ad essere puntuali e mancanti di una visione d’insieme.

Da li a pochi anni, l’estensione del Comune di Verona venne fortemente ampliata con l’accorpamento dei più piccoli comuni limitrofi. Questo processo di fusione avvenne in tre fasi. La prima, con R.D. n. 52 del 16/01/1927, interessando i comuni di Avesa, Montorio, Quinzano, San Massimo, e San Michele Extra. La seconda, con R.D. n. 552 del 07/04/1927, per i comuni di Ca di David, Parona, Quinto, San Giovanni Lupatoto (che poco più tardi si renderà nuovamente autonomo) e Santa Maria in Stelle. La terza e ultima fase, con R. D. n. 1016 del 13 luglio 1933, incorporando Mizzole.

Il concorso del 1931 e il Piano Regolatore del 1938

Sarà a seguito di questa grande aggregazione che prenderà avvio l’iter per la formulazione di un nuovo e moderno piano regolatore.
Come da usanza diffusa al tempo, la stesura del piano venne affidata ad un concorso nazionale che, conclusosi nel luglio del 1932, non portò però ad un risultato risolutivo.

Di conseguenza, i progetti vincitori furono rielaborati dalla commissione giudicatrice e, successivamente, dall’Ufficio Tecnico comunale, portando così alla stesura definitiva del piano che fu inviata al competente Ministero nel 1939. In attesa della conclusione dell’iter legislativo della nuova legge urbanistica – approvata nell’agosto 1942 – e per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il suo iter autorizzativo venne però sospeso.

Il Piano di Ricostruzione

Terminato il conflitto Verona si ritrovò profondamente ferita a causa degli ingenti danni bellici, tanto da essere inclusa nell’elenco dei comuni che dovevano redare un Piano di Ricostruzione. Il Piano venne affidato all’arch. Plinio Marconi, congiuntamente al compito di aggiornare la precedente pianificazione ante guerra, mai approvata, alle nuove normative ed esigenze della città.

Con il Piano di Ricostruzione – adottato dal Consiglio Comunale con delibera n. 143 del 9 ottobre 1946 e approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel marzo 1948 – si andò, inoltre, a definire la localizzazione della nuova zona industriale, portando così alla nascita della Zona Agricola Industriale (ZAI). Va evidenziato come la pianificazione fosse relegata solo ed esclusivamente alle zone interessate da danni bellici.

Il Piano Marconi

A questo Piano seguì, qualche anno più tardi, il primo vero e proprio Piano Regolatore Generale della città di Verona, sempre redatto dall’arch. Plinio Marconi. Il Piano trovava le sue basi nel Piano di Ricostruzione, del quale ne era la naturale evoluzione estesa a tutto il territorio maggiormente urbanizzato.

Il suo iter fu lungo e complesso: nonostante fosse concluso già nel 1951, venne adottato dal Comune solo nell’aprile del 1954 - con delibera del Consiglio Comunale n. 88 dell’8 aprile -  per essere poi definitivamente approvato dal Presidente della Repubblica soltanto nel dicembre del 1957.

La Variante Generale al Piano Regolatore

Il Piano Marconi venne, però, presto messo in discussione poiché, a causa del lungo iter di approvazione e dei numerosi interventi già realizzati, risultava ampiamente superato e, in più punti, non più attuabile. In particolare, l’autostrada Serenissima, entra in funzione nel 1962, era stata situata in una posizione differente, così come il porto canale e l’area dell’aeroporto al Pestrino non risultavano adatte nel loro dimensionamento.

Venne quindi incaricato nuovamente l’arch. Marconi per aggiornare il Piano attraverso una Variante Generale. Questa, adottata dal Consiglio Comunale con delibera n. 61 del 23 aprile 1966, ipotizzava un elevato sviluppo demografico ed economico della città, tanto da prevedere la creazione di nuove, ed ampie, aree residenziali ed industriali. Di risposta, il Ministero dei Lavori Pubblici, nel febbraio 1971, espresse molteplici osservazioni e diverse richiesta di modifiche, anche sostanziali.

Fu quindi predisposta una nuova Variate Generale, rimodulata e fortemente semplificata, direttamente dagli uffici comunali che fu adottata dal Consiglio Comunale con delibera n. 89 del 31 luglio 1972 e definitivamente approvata dalla Regione Veneto nel maggio del 1975, a seguito di ulteriori modifiche.

Le ultime Varianti

I successivi decenni videro l’approvazione di decine di varianti di zona, tra le quali vanno sicuramente segnalate la n. 33 relativa alla tutela del centro storico, nella cui fase iniziale collaborò anche l’arch. Benevolo, e la n. 157 inerente alla salvaguardia di edifici di interesse storico-architettonico situati esternamente alle mura cittadine.

Intanto, con incarico all’arch. Vittorini nel 1988, era stato avviato l’iter per una nuova Variante Generale, che vide nel 1993, con delibera del Consiglio Comunale n. 153 del 20 luglio, l’approvazione del progetto preliminare, poi scaduto nel 1996 per decorrenza dei termini di salvaguardia. Il Piano venne ripreso in mano con la collaborazione dell’ing. Polo, ma non riuscì a trovare una definitiva conclusione.

Con l’inizio del nuovo secolo gli strumenti urbanistici vennero fortemente modificati con l'entrata in vigore della Legge Regionale n. 11 del 2004 a seguito della quale venne definito il Piano di Assetto del Territorio (PAT), approvato dalla Regione nel dicembre 2007, e il Piano degli Interventi, approvato dal Consiglio Comunale nel settembre 2011.